Il lavoro stagionale in Italia
Torniamo a parlare del TFR per i lavori stagionali. L’estate si avvicina, e già da qualche settimana è ripartita la corsa delle aziende attive nel settore del turismo – ma non solo – all’assunzione di dei lavoratori stagionali. Camerieri, cuochi, receptionist, ma anche braccianti e via dicendo, lavoratori che a sentire le aziende sono sempre più difficili da trovare, poiché tante persone, soprattutto dopo al pandemia, avrebbero deciso di puntare verso professioni più sicure, più stabili, e meno sacrificanti dal punto di vista degli orari. Per i soli servizi di alloggio, di ristorazione e di offerte turistiche, Unioncamere e Anpal hanno certificato per il 2022 tra maggio e luglio un fabbisogno di 387.720 lavoratori.
Di certo optare per un lavoro stagionale ha anche i suoi vantaggi. Partendo dal presupposto per cui il lavoratore stagionale si vede riconosciuti tutti i diritti spettanti ai lavoratori dipendenti con contratto determinato e indeterminato, dai permessi alle malattia, va aggiunto che ci sono altri vantaggi, come il diritto di precedenza e gli stipendi solitamente più alti. Ma è anche vero che ci sono degli svantaggi, legati ad orari, a scadenze e via dicendo.
Quel che è certo è che il lavoro stagionale non offre un livello di stabilità assimilabile a quello di un lavoro con contratto determinato o ancor di più indeterminato. E questo è vero anche sul fronte previdenziale: un lavoratore stagionale, che quindi tipicamente non lavora che una frazione dei 12 mesi (solo da aprile ad ottobre, o magari solamente durante i mesi invernali e quelli estivi) non può contare su dei versamenti previdenziali continui come può invece fare un dipendente che lavora 12 mesi all’anno. Da questo punto di vista può essere prezioso fare attenzione alla gestione del TFR per gli stagionali, per avere la sicurezza di non veder volatilizzare parte del proprio tesoretto destinato alla pensione.
Come funziona il TFR per gli stagionali?
- Il TFR, in sintesi
- Il TFR per gli stagionali
- Il TFR in busta paga
- La pensione per i lavoratori stagionali
- La tassazione del TFR
- I vantaggi del TFR nel fondo pensione, anche per gli stagionali
Il TFR, in sintesi
Come è noto il TFR – acronimo che sta per Trattamento di Fine Rapporto – è una prestazione economica che compete al lavoratore dipendente al momento della cessazione del rapporto lavorativo. Vale la pena sottolineare due cose: il TFR è una risorsa del lavoratore dipendente, anche nel momento in cui il TFR sia versato in azienda; il TFR va riconosciuto al lavoratore qualsiasi sia il motivo della cessazione del rapporto lavorativo, dal licenziamento alle dimissioni, fino ad arrivare al pensionamento. È lecito guardare al Tfr come a una parte del proprio stipendio che, anziché essere corrisposto mensilmente, viene posticipato nel tempo, e che viene calcolato per quote annuali.
Il TFR per gli stagionali
Ho già dedicato qualche settimana fa un articolo dedicato al rapporto tra stagionali e TFR; qui voglio approfondire questo tema dal punto di vista prettamente previdenziale. Prima di tutto voglio ricordare che sì, il TFR è previsto anche nei contratti stagionali, da quello turistico in poi. Trattandosi di un periodo di lavoro breve, con una scadenza predefinita, il TFR maturato dal lavoratore viene versato a pochi mesi dall’assunzione, ovvero al momento della scadenza del contratto di lavoro. Normalmente, quindi, un lavoratore stagionale estivo riceve il proprio TFR insieme all’ultima busta paga.
Calcolare il TFR stagionale non è difficile. Il linea generale, il calcolo del TFR vien fatto sommando la retribuzione annua per poi dividerla per un coefficiente di 13,5. L’importo così ottenuto deve essere sottoposto alla rivalutazione del TFR, che viene fatta in base all’inflazione registrata annualmente (abbiamo già visto come inflazione e TFR siano due temi intimamente collegati).
Per calcolare il TFR di un lavoratore con una retribuzione annua lorda di 20.000 euro è necessario dividere il RAL per 13,5, ottenendo un valore di 1.481,48 euro. Per la rivalutazione, usando i parametri del 2021, si userà il tasso fisso dell’1,5% e il coefficiente di rivalutazione Istat del 3,8, per avere così una rivalutazione di 64,44, e quindi un TFR finale di 1.545,92 euro.
Come si calcola invece il TFR di un lavoratore stagionale? Ebbene, per avere una stima abbastanza precisa è possibile dividere per 12 il TFR annuale e moltiplicare per i mesi lavorati, oppure, per velocizzare il calcolo, dividere per 12 una quota pari al 6,91% della retribuzione lorda annuale, moltiplicando poi il risultato per i mesi di lavoro effettuati.
Il TFR per gli stagionali
Negli ultimi anni c’è della confusione relativa al versamento del TFR in busta paga. Non c’è da stupirsene: tra il 2015 e il 2018 era infatti stata fatto un esperimento, attraverso il quale si dava la possibilità ai lavoratori del settore privato di ricevere automaticamente il TFR in busta paga, ogni mese, senza quindi dover attendere il termine del contratto per entrare in possesso di questo tesoretto. Messi da parte alcuni casi del tutto eccezionali, oggi non è prevista la possibilità di avere il TFR in busta paga, nemmeno per gli stagionali, i quali ricevono così automaticamente il proprio TFR con l’ultimo stipendio mensile, che risulta così gonfiato oltremodo.
Molti lavoratori stagionali utilizzano questa “maggiorazione” dell’ultima busta paga per levarsi qualche sfizio. C’è chi li usa per un viaggio, chi li usa per farsi un regalo e vai dicendo. Vista la natura del TFR, però, si tratta di un uso non particolarmente cauto o coerente del tesoretto. Per quale motivo?
La pensione per i lavoratori stagionali
Per capire perché è molto importante avere una gestione oculata del TFR – anche soprattutto per i lavoratori stagionali – è bene ricordare come funziona la previdenza in Italia. A comporre la pensione che riceveremo una volta anziani, dopo aver lasciato il mondo del lavoro, sono essenzialmente tre elementi, o meglio, tre pilastri. Si parla infatti di:
- I contributi INPS versati dal lavoratore, i quali nel caso del lavoro dipendente vengono versati automaticamente ogni mese lavorato;
- I contributo del Trattamento di Fine Rapporto, ovvero delle somme maturate di mese in mese e che nella visione tradizionale vengono corrisposte al lavoratore a fine contratto;
- Il contributo volontario, il quale però risulta poco diffuso.
Come è noto il futuro pensionistico degli italiani non è dei più rosei. Gli scenari più probabili descrivono pensioni ritardate e con assegni piuttosto flebili. Ma le cifre che compongono la nostra futura pensione non sono casuali: sono il risultato della gestione dei tre pilastri che abbiamo visto sopra. Pensando a un lavoratore stagionale, la questione potrebbe farsi particolarmente delicata. I contributi INPS potrebbero infatti essere discontinui, il contributo volontario potrebbe essere del tutto assente, e il contributo del TFR eliminato a monte, venendo spesso vista questa somma come parte integrante dell’ultimo stipendio. Il tesoretto messo da parte durante la propria carriera potrebbe quindi risultare in questo modo piuttosto ridotto, e quindi non tale da garantire un pensionamento sereno.
La tassazione del TFR
Si è visto che un’errata interpretazione e un conseguente utilizzo poco oculato del TFR può avere esiti poco piacevoli. Ma non è tutto qui: c’è un altro motivo per il quale la pratica dello stagionale di “ritirare” a ogni fine contratto il TFR maturato può essere errata dal punto di vista finanziario. Va infatti ricordato che il TFR versato a fine contratto viene tassato in modo piuttosto importante.
Più nel dettaglio, lo stagionale che lascia il TFR in azienda per ritirarlo alla fine del contratto avrà a che fare con una tassazione molto alta al momento del “ritiro” della somma, la quale verrà infatti tassata con un aliquota media rispetto agli ultimi 5 anni. Si parla quindi di una tassazione minima del 23% e massima del 43%. Diverso è il discorso per chi decide di versare il proprio TFR in un fondo pensione.
I vantaggi del TFR nel fondo pensione, anche per gli stagionali
Sono tanti i vantaggi di versare il TFR in un fondo pensione. Prima di tutto, in questo modo, anche i lavoratori stagionali possono rendere al TFR il suo ruolo originale, ovvero quello di garantire serenità per quello che verrà dopo, e quindi per il pensionamento. Va peraltro detto che i risparmi che confluiscono in un fondo pensione, come il TFR e altri versamenti, non sono del tutto immobilizzati: in caso di esigenze particolari è infatti possibile chiedere degli anticipi delle somme depositate (per acquistare una casa, per far fronte a spese mediche e per altre esigenze).
Ma non è tutto qui, in quanto ci sono grandi vantaggi anche dal punto di vista fiscale. Prima di tutto il TFR versato nel fondo pensione conosce una tassazione di molto inferiore rispetto a quella classica, essendo inizialmente del 15%, e successivamente sempre minore, per arrivare fino al 9%. Ma l’aliquota agevolata sulla tassazione non è l’unico vantaggio, in quanto l’apertura di un fondo pensione verso il quale veicolare parte dei propri risparmi permette di dedurre annualmente dal proprio reddito imponibile i contributi versati in forme di assistenza complementare, fino a un massimo di 5.164 euro.
Per un lavoratore stagionale, date tutte queste premesse, diventa particolarmente vantaggioso versare il proprio TFR in un fondo pensione, così da poter contare su un buon tesoretto per il futuro, andando eventualmente a colmare delle lacune figlie di brevi periodi di disoccupazione, o dell’effettiva pochezza dei contributi INPS (si è visto infatti che il futuro pensionistico per i giovani d’oggi è grigio).
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