Fondo Pensione, Previdenza TFR

TFR nel fondo pensione o in azienda? Pro e contro

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Una guida per capire dove mettere il TFR

C’è chi del TFR si scorda, e c’è chi invece ci pensa spesso, pensando ai piani per il futuro. E in effetti non si tratta di un tesoretto da poco, anzi: il TFR, ovvero il Trattamento di Fine Rapporto, vale esattamente il 6,91% della Retribuzione Annua Lorda. In parole povere, quasi una mensilità all’anno, la quale però sul momento non si vede. Fin dal 2007 i lavoratori italiani sono chiamati a decidere cosa farsene del TFR, scegliendo tra l’ipotesi di lasciarlo in azienda o di affidarlo altrove. Come è noto, infatti, è possibile – ed è lo stesso Stato italiano a consigliarlo – affidare il proprio TFR a una forma di previdenza complementare, così da arricchire il proprio futuro pensionistico. Il quale, per una lunga serie di fattori, si profila grigio per un sacco di italiani, che andranno in pensione tardi e con assegni piuttosto bassi, di rado sufficienti per garantire un buon tenore di vita e senza preoccupazioni. È del proprio futuro che si parla, dei propri “risparmi” (se così vogliamo definire il TFR) ed è quindi giusto approfondire la questione: conviene di più mettere il TFR in un fondo pensione o lasciarlo in azienda? Oggi parleremo dei pro e dei contro di entrambe le opzioni, per poi vedere delle stime per il futuro. Buona lettura!

I vantaggi del TFR in azienda

Partiamo da quella che è per molti la scelta praticamente automatica, quella che è stata presa istintivamente, magari anni fa, senza pensarci più di tanto. A questo proposito va sottolineato che, per chi lavora in un’azienda fino a 50 dipendenti, con l’accordo del datore di lavoro è possibile eventualmente trasferire anche il TFR pregresso nel proprio fondo pensione.
Detto questo, quali sono i vantaggi del mantenere il TFR in azienda? Potremmo dire che i pro di questa ipotesi sono due, anche se in realtà in fondo in fondo si possono riassumere in un solo vantaggio. Prima di tutto, c’è il vantaggio “psicologico” del “così ho sempre fatto”: chi ha lasciato per anni il TFR in azienda tende per inerzia a lasciarlo dov’è, senza quindi affrontare nemmeno la questione. In secondo luogo, c’è il vantaggio dei costi: lasciare il TFR in azienda non ha alcun costo diretto, laddove invece il fondo pensione, che è un servizio, presenta una componente di costo. Ecco che allora lasciare il TFR in azienda è “gratis” laddove invece metterlo in una previdenza complementare ci costa qualcosina, andando a erodere una minima parte del proprio tesoretto. Fosse tutto qui, non ci sarebbero davvero dubbi: perché attivare un fondo pensione in cui mettere un TFR, affrontando dei costi maggiori? Come vedremo, però, anche l’ipotesi di mettere il TFR nel fondo pensione hai i suoi pro. E non sono pochi!

I vantaggi del TFR nel fondo pensione

Sono sempre di più le persone che scelgono di mettere il TFR nel fondo pensione. Fermandoci a quanto detto sopra, la scelta sembrerebbe poco razionale. Ma occhio: se il TFR in azienda non presenta costi, va detto anche che presenta una rivalutazione fissa per legge, che di certo non è esaltante. Si parla infatti di una rivalutazione di 1,5 punti percentuali fissi, a cui sommare il 75% dell’inflazione. Il discorso è invece diverso per i fondi pensione, i quali possono avere dei rendimenti superiori o molto superiori. Di fatto, il rendimento del TFR messo in un fondo in pensione dipende da due cose, ovvero dall’andamento dell’inflazione e dalla linea scelta del titolare della previdenza, la quale può essere a rischio basso (quando si punta sulle obbligazioni) o più alto (quando si punta sulle azioni). E certo, l’inflazione può fare il buono e il cattivo tempo: nel 2022 per esempio c’è stato il tasso di inflazione più alto fin da l985, toccando quota 9,2%; la congiuntura è stata peggiorata ulteriormente dai rendimenti negativi dei mercati, azionari e obbligazionari. Ecco quindi che guardando al 2022, il rendimento del TFR in azienda è stato maggiore rispetto a quello messo nel fondo in pensione. Ma guardando i tanti anni precedenti, le cose sono state esattamente il contrario. Come ci ricorda la COVIP, ovvero la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, negli ultimi 10 anni il rendimento medio del TFR in azienda è stato del 2,2%; guardando sempre agli ultimi 10 anni dei Piani Individuali Pensionistici – – includendo quindi anche l’annus horribilis del 2022 – si scopre invece che il rendimenti medio è stato del 2,9%, con vette del 4,7% per quelli azionari.
Conti alla mano, il vantaggio dei zero costi del TFR in azienda sembra essere raggiunto dal vantaggio del TFR nel fondo pensione di avere rendite maggiori, anche con anni eccezionalmente sfavorevoli: quel che conta è infatti l’orizzonte sul lungo termine (pur sempre di fondi pensione stiamo parlando!).
A far pendere la bilancia verso il versamento del Trattamento di Fine Rapporto nel fondo pensione sono però gli altri vantaggi che questa opzione presenta. Primo fra tutti il vantaggio dato dalla fiscalità. Sì, perché nel momento in cui il TFR lasciato in azienda viene finalmente liquidato al titolare – in quanto giunto alla cessazione del rapporto di lavoro – il TFR viene tassato con delle aliquote comprese tra il 23% e il 43%. Tutt’altro che basse. Diverso il caso per il TFR che viene conferito a una forma di previdenza integrativa, per il quale le aliquote sono comprese tra il 9% e il 15%; più nello specifico, a partire dal 15° anno di iscrizione al fondo pensione, la tassazione cala dello 0,3% ogni anno, per passare progressivamente dal 15% al 9% (all’eventuale raggiungimento del 35° anno di iscrizione).
Va poi aggiunto che il TFR nel fondo pensione è più flessibile: chi lascia il TFR in azienda può in caso di bisogno optare unicamente per il ritiro del capitale, laddove invece chi opta per il versamento nel fondo pensione può eventualmente scegliere tra ritiro del capitale, rendita, mix tra rendita e capitale, rendita temporanea anticipata e via dicendo. E ancora, nel mercato del lavoro attuale, in qui difficilmente si mantiene lo stesso posto lavorativo per tutta la carriera, e in cui anzi si cambia azienda con una certa frequenza, avere un fondo pensione che “ci segue” può essere decisamente vantaggioso.

Il capitale ottenibile con il TFR: una proiezione

Abbiamo visto i vantaggi del TFR in azienda e dell’opzione fondo pensione. Vale ora la pena passare dalla narrazione ai numeri, e vedere delle simulazioni. Ci possiamo a questo punto appoggiare ai numeri di Smileconomy, una società indipendente che nel 2023, in occasione del Salone del Risparmio, ha presentato una simulazione del capitale ottenibile mettendo il TFR in un fondo pensione o lasciandolo in azienda. Peculiarità di questa simulazione è quella di essere “pessimista”, e di ipotizzare quindi un’inflazione media nei prossimi anni del 3%, laddove la stessa BCE di solito considera il 2%. Come si può vedere dalla tabella fatta a partire dalle proiezioni e Smi Economy, in un ipotetico scenario di inflazione media al 3%, l’ipotesi del fondo pensione sarebbe di poco migliore rispetto all’ipotesi del TFR in azienda. I vantaggi si moltiplicano però nei casi dei rischi medio e alto.

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Confrontando pro e contro, ed esplorando le proiezioni future, versare il TFR nel fondo pensione si conferma come l’ipotesi che presenta più vantaggi. Vuoi esplorare maggiormente questa opportunità, per capire se questa è la migliore strada per te? Contattami, e ti aiuterò a trovare forma di previdenza complementare più adatta. E non dimenticarti di seguirmi su Facebook,  LinkedIn e Instagram!

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