Introdotta nel 2018, ancora in pochi la conoscono: scopriamo l’opzione RITA
Ci sono molte persone che negli ultimi 3 anni hanno cercato il significato della sigla RITA. Il bello è che i motori di ricerca, nel momento in cui si digitano queste parole sulla barra di ricerca, suggeriscono risultati che tutto hanno a che fare men che con la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata: i suggerimenti sono Rita Pavone, Rita Levi-Montalicini, Rita dalla Chiesa, Rita Hayworth, e via dicendo. In realtà chi cerca online la parola RITA, senza specificare nient’altro, sta cercando quasi sicuramente una delle soluzioni più interessanti per andare in pensione in anticipo, senza dover per forza aspettare l’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia. Ma di cosa si tratta?
- Rendita Integrativa Temporanea Anticipata: cosa è?
- Chi può accedere alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata?
- RITA: un esempio per la pensione anticipata
Rendita Integrativa Temporanea Anticipata: cosa è?
La Rendita Integrativa Temporanea Anticipata è una novità, per così dire, del mondo pensionistico italiano. Si tratta in sintesi di un nuovo modo per uscire dal mercato del lavoro in anticipo, agevolando l’accesso alla pensione in modo più flessibile: in poche parole, stiamo parlando di una nuova forma di prestazione della previdenza complementare. La RITA è stata inserita nella legge di Bilancio 2018, e quindi è recente, ma neanche troppo. Di tempo per conoscere questa nuova possibilità ce ne sarebbe quindi stato, ma non sono comunque molte le persone che conoscono chi può accedere a questa scorciatoia e soprattutto come.
Quali sono le possibilità offerte dalla RITA? Questa prestazione permette di accedere all’erogazione frazionata di una parte o della totalità del capitale presente nel proprio fondo pensione. Sta dunque all’iscritto alla previdenza integrativa, al momento della decisione di richiedere la RITA, scegliere quale sarà l’entità del capitale che, mese dopo mese, gli sarà versato. Esiste peraltro libertà anche sulla periodicità delle rate, proprio per agevolare al massimo il passaggio degli iscritti alla pensione anticipata. Ma chi può accedere alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata?
Chi può accedere alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata?
Prima di tutto va sottolineato che, come ricorda il nome stesso, la RITA è slegata alla previdenza obbligatoria. Non stupisce quindi che possano accedere a questa opzione solamente le persone che possiedono un Fondo pensione, ampliato via via negli anni con versamenti regolari, e magari anche con il versamento automatico del TFR nel fondo. Riassumendo, possono accedere alla RITA sia i lavoratori del settore privato, sia i lavoratori del settore pubblico, a patto di aver aderito in precedenza a un fondo pensione o a piano individuale pensionistico. Detto questo, è possibile accedere alla RITA con questi requisiti:
- Mancano al massimo 5 anni all’accesso delle pensione di vecchiaia così come prevista dalla previdenza obbligatoria;
- L’attività lavorativa è cessata;
- Si possono vantare almeno 20 anni di contribuzione nel regime obbligatorio di appartenenza;
- Si è partecipato per almeno 5 anni alla forma pensionistica complementare.
Esiste però una via di entrata anche per chi deve aspettare più di 5 anni per accedere alla previdenza pubblica. In questo caso i requisiti sono:
- Mancano al massimo 10 anni all’accesso delle pensione di vecchiaia così come prevista dalla previdenza obbligatoria;
- L’attività lavorativa è cessata;
- Si è in stato di inoccupazione da almeno 24 mesi:
- Si è partecipato per almeno 5 anni alla forma pensionistica complementare.
RITA: un esempio per la pensione anticipata
Chi può accedere quindi alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata? Può farlo per esempio il lavoratore di 60 anni, disoccupato da oltre 2 anni, con 40 anni di contributi e iscritto al fondo complementare dal 2005, o magari dal 2010, o persino più tardi. In questo caso, anziché aspettare la pensione di vecchiaia, sarà possibile richiedere la RITA. Va però detto che non basta in realtà avere i requisiti necessari: il singolo deve anche valutare se il proprio fondo pensionistico complementare sia sufficiente a garantire una rendita mensile bastante per il proprio sostentamento, per tutto il periodo necessario. Qui si capisce, ancora una volta, quanto è importante aprire per tempo un fondo pensionistico, da “coltivare” mese dopo mese con versamenti anche ridotti, che però consentono di costruire un vero e proprio tesoretto capace di fare la differenza.
La prossima settimana vedremo quali sono le domande più comuni sulla RITA, dalla tassazione in poi. Nel frattempo, per qualsiasi domanda sul tuo fondo pensione, non esitare a contattarmi!