Quando si va in pensione, in base alle regole del 2023?
Alla pensione si può guardare in molti modi differenti, spaziando dal desiderio al timore. Certo, a tutti fa gola l’idea di poter riposare, di potersi dedicare a degli hobby, di non dover più lavorare 5 giorni alla settimana, e via dicendo. Ma qualche timore c’è praticamente per tutti: come investire tutto quel tempo libero in modo soddisfacente? E, soprattutto, l’assegno pensionistico sarà sufficiente per garantire uno tenore di vita sufficientemente alto, pensando magari alle spese mediche, alla volontà di aiutare figli e nipoti – o perlomeno a non dipendere da loro – o ai costi delle attività che si vorranno fare una volta ritirati dal mondo del lavoro, dai viaggi in poi? Sicuramente il momento della pensione va preparato, per avere la certezza di poter vivere al meglio questo periodo della nostra vita. Il primo passo è ovviamente capire in modo abbastanza preciso quando si potrà effettivamente ritirarsi dal mondo del lavoro: vediamo quindi qualio sono i requisiti per andare in pensione nel 2023. Va detto che, attualmente, le regole sono diverse per chi ha iniziato a versare i primi contributi entro il 1995 e per chi, invece, ha versato il primo contributo dal 1996 in poi.
- Come sapere se si sono versati contributi prima del 1996
- I requisiti per andare in pensione nel 2023, per chi ha lavorato prima del 1996
- I requisiti per andare in pensione nel 2023, per chi ha iniziato dal 1996 in poi
- Il legame tra età pensionabile e attesa di vita
- L’età pensionabile del futuro
- Pensioni ritardate e povere: l’importanza di un fondo pensione
Come sapere se si sono versati contributi prima del 1996
Come si vedrà più approfonditamente qui sotto, i requisiti per andare in pensione cambiano in modo importante per chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 1995. Ma come si fa a scoprire, in caso di dubbio, quando sono stati versati i primi contributi? In realtà è molto semplice: è sufficiente collegarsi al sito dell’INPS, inserire le proprie credenziali e verificare se sono presenti dei contributi versati prima dello scadere del 31 dicembre 1995.
I requisiti per andare in pensione nel 2023, per chi ha lavorato prima del 1996
C’è un prima e un dopo nel mondo pensionistico italiano, e la soglia del cambiamento si situa a metà degli anni Novanta. Sono quegli gli anni in cui si è compreso che non si poteva continuare con la vecchia strategia, e non è un caso se i primi anni Novanta siano stati gli ultimi delle famigerate “baby pensioni”. Sta di fatto che, con il 1996, tutto è cambiato: per gli anni precedenti si applica in quasi tutti i casi il calcolo retributivo, più vantaggioso, mentre da quell’anno in poi si applica il contributivo. A cambiare in modo netto sono però soprattutto i requisiti per andare in pensione. Le persone che hanno versato almeno un contributo prima del 31/12/1995 – sono quindi escluse di fatto tutte le persone nate a partire dagli anni Ottanta – possono andare in pensione nel 2023 seguendo questi requisiti:
- Per la pensione di vecchiaia, che si basa sull’età anagrafica, a partire dai 67 anni di età, con almeno 20 anni di contribuzione;
- Per la pensione anticipata, che si basa sull’anzianità contributiva, e non tiene in considerazione l’età, a patto di avere almeno 41 anni e 10 mesi di contruzione per le donne, e 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini.
I requisiti per andare in pensione nel 2023, per chi ha iniziato dal 1996 in poi
Vediamo ora quali sono i i requisiti per andare in pensione nel 2023 per chi ha iniziato a versare i contributi previdenziali a partire dal 1996. A cambiare le carte in tavola è stata la riforma Monti-Fornero del 2011, la quale è andata a cambiare le sorti di milioni di lavoratori italiani, in risposta ai crescenti problemi delle casse previdenziali statali. Ecco quali sono i requisiti per andare in pensione in questo caso:
- Per la pensione anticipata contributiva, a partire dai 64 anni di età con almeno 20 anni di contribuzione, a patto di avere un assegno superiore a 1.200 euro netti circa (valore pari a 2,8 l’assegno sociale).
- Per la pensione di vecchiaia, a partire dai 67 anni di età, con almeno 20 anni di contributi versati, a patto che la pensione sia superiore a 670 euro netti circa (valore pari a 1,5 volte l’assegno sociale).
- Per la pensione di vecchiaia contributiva: avere almeno 71 anni di età, con almeno 5 anni di contribuzione, senza tenere in considerazione il valore dell’assegno pensionistico.
Il legame tra età pensionabile e attesa di vita
Per come sono i requisiti per andare in pensione nel 2023, un lavoratore può programmare di andare in pensione tra i 64 e i 71 anni. Va detto che questo è il requisito anagrafico risultante per il 2023, ma non resterà uguale nei prossimi anni. Al contrario, è previsto che un continuo e regolare adeguamento dei requisiti per andare in pensione, con l‘età pensionabile che quindi nei prossimi anni verrà spostata in avanti: l’impegno attuale è quello di rivedere tali condizioni in base all’aumento dell’attesa di vita. Ecco che allora, di fronte all’aumento della longevità media in Italia, sarà possibile postare in avanti l’età pensionabile, per un massimo di uno scarto di 3 mesi alla volta; nel caso di un calo dell’attesa di vita, i requisiti per andare in pensione potranno essere rivisti al ribasso, ma solo in occasione della revisione successiva.
L’età pensionabile del futuro
Attualmente la speranza di vita in Italia alla nascita nel 2022 è stimata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne. A realizzare queste stime è stata come sempre l’Istat, con i suoi annuali Indicatori demografici. Sta di fatto che si prevede che l’attesa di vita continui ad aumentare negli anni: stando a delle rielaborazioni dei dati Istat effettuata da Smileconomy, si stima come netta conseguenza che nel 2030 l’età per la pensione anticipata contributiva passerà dagli attuali 64 anni a 64,5 anni; l’età per la pensione di vecchiaia dai 67 ai 67,5 anni; quella per la pensione di vecchiaia contributiva dai 71 ai 71.5 anni.
Pensioni ritardate e povere: l’importanza di un fondo pensione
Cosa dovrebbe pensare il quarantenne d’oggi riguardo alla propria pensione, che potrebbe arrivare tra 30 o più anni? Certo, si parla di pensioni lontane nel tempo, che arriveranno probabilimente dopo i 70 anni. Ma anche l’aspettativa di vita ovviamente sarà maggiore. Si pensi che in Provincia di Trento – dove si individua la maggiore longevità del Paese – in media la pensione delle donne dura 23 anni. Ecco allora che le pensioni del futuro saranno tendenzialmente ritardate ma lunghe, a fronte però di assegni pensionistici tutt’altro che soddisfacenti. Si pensi che – stando a delle simulazioni – una persona che ha iniziato a lavorare nel 2012 a 29 anni, magari dopo degli studi universitari – potrà andare in pensione nel 2050 con un assegno pari al 69% dell’ultima retribuzione (laddove per i genitori di quel ragazzo si parlava invece dell’84% dell’ultimo stipendio). Basta fare dei veloci calcoli per capire che per la gran parte dei lavoratori andare in pensione con uno assegno superiori ai 1.200 euro sarà praticamente impossibile. Ecco che allora diventa particolarmente importante investire subito in un fondo pensione, per iniziare così a costruire un tesoretto capace di rendere più serena la pensione: grazie al versamento diretto del TFR e in virtù della deducibilità dei versamenti aggiuntivi (fino a 5.164 euro all’anno) questo è un investimento particolarmente intelligente e conveniente.
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