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Polizza morte per partite IVA: perché stipularne una

Polizza morte per partite IVA

Polizza morte: perché è una buona idea

Cosa succede quando il titolare di un’attività viene a mancare improvvisamente, nel momento in cui esistano dei debiti o degli impegni finanziari? Qualcuno, ovviamente, dovrà provvedere a rispettare questi impegni, obbligo che normalmente ricade sugli eredi. E ancora, cosa accade nel momento in cui un genitore, che costituisce magari la principale o persino l’unica fonte di reddito di un nucleo familiare con figli, muore dopo una breve malattia o in caso di infortunio mortale? In questi casi al drastico dolore per la perdita subentra un secondo drammatico problema di tipo finanziario, che può mettere in serissima difficoltà la famiglia del defunto. E, va sottolineato, questa evenienza può essere particolarmente grave soprattutto nel caso di morte improvvisa di un titolare di partita Iva. Per capire di cosa stiamo parlando, vediamo come funziona nel nostro Paese l’istituto della pensione ai superstiti e quello dell’indennità una tantum per morte, così da comprendere quanto può essere importante stipulare una polizza morte per partite IVA.

Pensione ai superstiti e indennità una tantum per morte: come funzionano

Pensiamo al caso di un lavoratore iscritto a un ente previdenziale obbligatorio, e quindi a una Cassa Professionale o, più semplicemente, all’INPS. In caso di morte, ci sono due possibilità, ovvero le già citate pensione ai superstiti e indennità una tantum per morte. L’obiettivo di entrambe è chiaro: offrire ai superstiti, e quindi di fatto alla famiglia del defunto, una qualche forma di continuità di reddito. Partiamo dalla pensione ai superstiti, la quale si traduce in una prestazione del 60% al coniuge o al partner vita natural durante, nonché a una prestazione in proporzione ai figli a carico (e quindi fino alla maggiore età, o fino al 26° anno di età in caso di studenti universitari senza reddito). Per accedere a questa prestazione è necessario aver maturato 15 anni di contributi in qualsiasi epoca, o almeno 5 anni di contribuzione, dei quali almeno 3 nell’ultimo quinquennio. Va peraltro sottolineato che, se il coniuge supersistite è percettore di reddito INPS, la prestazione verrà ridotta tra il 25% e il 50%. Nel caso di pensione calcolata esclusivamente con il contributivo si procederà invece con l’indennità una tantum per morte nel caso di mancanza dei requisiti di cui sopra, con una prestazione pari all’assegno sociale moltiplicato per gli anni di anzianità contributiva.
Cosa capiamo da tutto questo? Dobbiamo partire dal presupposto che chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 1996, ovvero di fatto tutte le persone che hanno iniziato a lavorare negli ultimi 5 lustri, risulta nel regime di calcolo contributivo, e che quindi la prestazione erogata in caso di morte sarà del tutto insufficiente per assicurare un sufficiente tenore di vita alla propria famiglia. Questo discorso è vero soprattutto nel caso di lavoratori al di sotto dei 50 anni, con meno di 30 anni di contributi versati. Pensiamo per esempio a un imprenditore con 20 anni di contributi alle proprie spalle, che muore improvvisamente. La moglie ha diritto a una prestazione del 60% della pensione maturata dal marito defunto: se ipotizziamo un totale accumulato di circa 90.000 euro, con un coefficiente di trasformazione pari al 4,246% (il medesimo per tutti al di sotto dei 57 anni di età) si parlerà di un assegno annuo di poco più di 2.000 euro.
Si capisce, quindi, che in caso di morte la sola indennità INPS è del tutto insufficiente. Non è quindi un caso che le partite Iva che presentano impegni finanziari o debiti, nonché tutte le persone che intendono lasciare qualcosa ai propri eredi, optino sempre più spesso per una polizza di assicurazione caso morte. Non è, però, facile come si potrebbe pensare.

Le difficoltà nello scegliere la più adatta polizza morte per partite Iva

Non basta sottoscrivere una polizza morte per poter assicurare un futuro senza preoccupazioni ai propri cari. Bisogna infatti sottoscrivere l’assicurazione caso morte più idonea, e nel modo corretto. Per questo è sempre bene rivolgersi a un professionista del settore. Si pensi, per esempio, che il risarcimento può essere negato in caso di una dichiarazione scorretta o incompleta dello stato di salute dell’assicurato al momento della stipula. E ancora, si pensi alla precisazione dei beneficiari, e a cosa comporta ogni singolo dettaglio di questa fase: i figli minorenni del defunto potrebbero per esempio non poter disporre della somma spettante fino alla maggiore età, compromettendo così in buona parte l’utilità stessa della polizza morte. Il parere e il supporto di un consulente assicurativo, quindi, diventa fondamentale per stipulare la giusta assicurazione.
Non tutti sanno, inoltre, che la polizza morte può essere sottoscritta anche da una società. Ma attenzione: in questo caso, per essere in linea dal punto di vista fiscale, è fondamentale che il contratto dell’assicurazione contratta preveda che la stessa società ne risulti beneficiaria. Bisogna sapere che nel caso di liquidazione, l’importo potrebbe andare a bilancio nella voce dei redditi, con la conseguente tassazione. Ecco allora che è necessario avere al proprio fianco un esperto in materia, per valutare attentamente il capitale da settare al momento della sottoscrizione, nella consapevolezza che la tassazione potrebbe andare a erodere buona parte della prestazione.
Sei una partita Iva, e vuoi avere la certezza di stipulare la migliore delle polizze morte per i tuoi cari? Contattami: sceglieremo insieme la migliore delle soluzioni!

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