Imprese e risk management

In Italia tantissime PMI non assicurate adeguatamente: i numeri e i rischi

PMI non assicurate in Italia

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Negli ultimi anni la percezione del rischio da parte delle imprese, e in particolar modo di quelle piccole e molto piccole, è aumentata parecchio. A mettere di fronte allo sguardo degli imprenditori l’evidenza del rischio è stata soprattutto, come è noto, l’emergenza sanitaria, la quale ha impattato fortemente sui più diversi settori, mettendo per l’appunto in difficoltà in particolar modo le PMI. Pensiamo alle tantissime imprese che operano nel mondo del turismo, della ristorazione, dei trasporti, del benessere, dell’ospitalità, dei servizi professionali, ovvero nei settori più compromessi. Ci sono tantissime imprese che hanno visto bloccare del tutto la produzione, altre che hanno visto scomparire i fornitori, e via dicendo. Una delle conseguenze dirette è stata per l’appunto quella di vedere aumentare la percezione del rischio. E la reazione più istintiva e allo stesso tempo razionale, di fronte all’evidenza delle potenziali minacce, dovrebbe essere quella di proteggersi lì dove possibile e più giusto, individuando cioè i rischi più probabili e più impattanti, e di conseguenza le strategie migliori per mettere al sicuro azienda e patrimonio (attraverso un buon lavoro di risk management). Ebbene, dati questi presupposti stupisce non poco scoprire che sono davvero tante le PMI non assicurate adeguatamente o per nulla: i numeri italiani da questo punto di vista sono preoccupanti. Ma quante sono le PMI non assicurate in Italia? E per quale motivo scelgono di non sottoscrivere le polizze necessarie? Vediamolo.

Calcolare la propria pensione: perché?

Partiamo da uno studio ad opera di CRIF, IIA – Italian Insurtech Association e Nomisma, dal titolo “Next Level for Insurance – SME segment”. Qui si scopre che solamente il 62% delle PMI italiane dispone attualmente di una copertura assicurativa. Allargando lo sguardo, si scopre che l’Italia, tra i vari Paesi europei presi in considerazione, è lo Stato in cui i premi assicurativi complessivi risultano più ridotti: si parla infatti dell’1,1% del Pil, laddove la media UE è del 2,8%. Vedremo più sotto quali sono i motivi concreti per i quali tante PMI scelgono di non sottoscrivere le necessarie polizze: posso però anticipare già a questo punto che si tratta prima di tutto di un problema culturale, sapendo che in Italia si spendono in media circa 300 euro pro capite per le assicurazioni ogni anno, laddove in Europa la media è di 937 euro all’anno. Ecco che allora in Italia si contano 1 milione 653 mila PMI non assicurate, pari quasi al 40% del totale. La percezione del rischio, per quanto aumentata in seguito all’esperienza dell’emergenza sanitaria, non è quindi ancora tale da spingere la totalità delle imprese verso le più importanti polizze.
Va peraltro detto che il numero di PMI non assicurate muta in base ai diversi rischi presi in considerazione: alcuni sono infatti avvertiti e affrontati dalla maggior parte delle imprese, mentre altri vengono trascurati da una platea pericolosamente ampia. Guardando ai dati della Banca d’Italia relativi a novembre 2022 si scopre per esempio che:

  • Il 94% delle PMI italiane è assicurato contro furto e incendio
  • Il 92% delle PMI italiane è protetto nel caso di responsabilità civile verso terzi
  • Il 67% delle PMI italiane è assicurato contro rischi naturali e climatici
  • Il 49% delle PMI italiane vanta delle polizze per quanto riguarda il trasporto delle merci
  • Il 19% delle PMI italiane ha sottoscritto delle polizze dedicate al cyber risk

Come si vede, quindi, esistono rischi molto sentiti e quindi affrontati, e rischi che invece non vengono considerati da tantissime aziende. Prendiamo il caso delle assicurazioni contro i rischi naturali e climatici.

Un esempio: le PMI non assicurate per i rischi ambientali e climatici

I numeri della Banca d’Italia ci dicono che il 33% delle PMI italiane non è assicurato contro i rischi naturali e climatici. Più nello specifico:

  • Il 91% delle grandi imprese è assicurato contro le alluvioni, il 93% contro i terremoti
  • Il 67% delle medie imprese è assicurato contro le alluvioni, il 64% contro i terremoti
  • Il 28% delle piccole imprese è assicurato contro le alluvioni, il 32% contro i terremoti
  • Il 3% delle micro imprese è assicurato contro le alluvioni, l’8% contro i terremoti

Come si può vedere, è altissima la percentuale di PMI non assicurate contro i rischi climatici e ambientali. Va peraltro detto che i dati mutano in base ai criteri seguiti: ci sono altre indagini che, concentrandosi sulle catastrofi naturali nel loro insieme, affermano che solamente il 7% delle PMI italiane è assicurato. Basti pensare alle imprese agricole: in Italia solo una su 10 è protetta contro i danni atmosferici, polizza che invece in Germania è invece sottoscritta da circa il 70% delle imprese. Anche qui, è prima di tutto una questione di cultura assicurativa: risulta per esempio utile sapere che in Italia, stando all’ultima indagine dell’Associazione Nazionale tra Imprese Assicuratrici – ANIA solamente il 16% dei veicoli in circolazione ha una copertura contro gli eventi climatici.

Quanto investono le aziende italiane nelle assicurazioni?

Di certo sono tantissimi gli impresari che vorrebbero sapere quanto i propri competitor investono nelle assicurazioni. In effetti non è facile calcolare quanto le PMI italiane spendano annualmente nel sottoscrivere le polizze assicurative: per alcune imprese, come si è visto, la spesa complessiva è particolarmente bassa, per arrivare in taluni casi pericolosamente vicina allo zero. C’è chi ha provato a fare una stima: Banca d’Italia, a partire dai dati già esposti sopra, ha stimato che in media le PMI italiane investono in protezione assicurative 580 euro per ogni 100 mila euro di fatturato. Insomma, 58 euro euro ogni 10 mila euro, oppure 5,8 euro ogni 1.000 euro. Decisamente poco, conoscendo il livello di protezione che le polizze giuste possono assicurare.
Va peraltro detto che quella è la media nazionale: se complessivamente si parla dello 0,58%, va detto che le diverse aree della penisola assegnano alle assicurazioni percentuali diverse del proprio fatturato. Per le regioni del Nord Ovest si parla dello 0,62%, per quelle del Nord Est dello 0,60%, per quelle del Centro dello 0,57%, mentre al Sud si arriva allo 0,48%.
Ma per quale motivo sono così tante le PMI non assicurate adeguatamente?

Perché le PMI scelgono di non assicurarsi? I motivi

Purtroppo molte aziende – così come molte persone – guardano ancora oggi alle assicurazioni come a un obbligo calato dall’alto, a un’imposizione, a qualcosa di non gradito. Senza pensare che invece le polizze sono degli strumenti che ormai da tantissimo tempo permettono a persone e ad aziende di trasferire dei rischi reali sul piano finanziario. Come detto, è prima di tutto un problema culturale. Sempre Banca d’Italia ha voluto approfondire ulteriormente questo aspetto, andando a chiedere direttamente alle imprese italiane i motivi della mancata sottoscrizione di una protezione assicurativa. Ecco quali sono i motivi più comuni nel caso di polizze per rischi considerati rilevanti:

  • Nel 56% dei casi l’azienda, pur essendo in grado di sostenere il costo del premio assicurativo, ritiene che questo sia comunque eccessivo rispetto alla copertura offerta
  • Nel 28% dei casi a motivare la mancata sottoscrizione della polizza è la carenza di informazioni chiare sui prodotti assicurativi
  • Nel 4% dei casi le PMI decidono di non sottoscrivere una polizza per una insufficiente fiducia nei confronti delle compagnie di assicurazione
  • Nel 2% dei casi le polizze necessarie non vengono sottoscritte per effettiva incapacità di sostenere il costo del premio assicurativo.

Solamente nel 2% dei casi, quindi, una polizza sentita come necessaria, per difendersi da un rischio rilevante, non viene sottoscritta per mancanza di fondi. In tutti gli altri casi i motivi sono altri, per lo più da ricondurre, di nuovo, a un modo di pensare poco lungimirante.

I rischi che corrono le imprese assicurate adeguatamente

Il problema è che, se da una parte tante aziende continuano a non essere adeguatamente coperte a livello assicurativo, dall’altra parte i rischi non stanno diminuendo. Anzi, in molti casi le minacce sono in continua crescita. Pensiamo per esempio al cyber risk, con le probabilità di trovarsi vittima di attacchi informatici (con blocco della produzione, furto di informazioni, perdita di immagine e via dicendo) che è sempre più probabile. O vediamo per esempio i risultati di un’indagine Cineas-Ipsos (Osservatorio Risk Management Imprese) della primavera 2023, nella quale è stato domandato alle piccole imprese quali sinistri erano accaduti nei 24 mesi precedenti:

  • Nel 15,1% dei casi sono stati citati eventi atmosferici o catastrofi naturali
  • Nell’11,9% dei casi si è parlato di infortuni sul posto di lavoro
  • Nel 6,6% dei casi ci sono stati problemi a livello di salute sul posto di lavoro
  • Nel 6,6% dei casi l’impresa ha avuto sinistri nel campo informatico
  • Nel 2,6% dei casi l’azienda ha affrontato un incendio

Ci sono rischi che non possono essere cancellati del tutto: per non mettere stupidamente a repentaglio un’impresa è necessario considerare i rischi più probabili e più dannosi, e individuare di conseguenza le polizze assicurative che, a fronte di un premio assicurativo ragionevole, possano proteggere l’azienda.

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