Salute

Covid, liste d’attesa e rinuncia alle cure: la speranza di vita in Trentino cala di 1,4 anni

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Liste d’attesa, i danni collaterali della pandemia sulla salute degli italiani

Il Covid-19 è ed è stato un’enorme tragedia per il nostro Paese. Potrebbe sembrare banale dirlo, visti i 110.000 decessi dall’inizio della pandemia. Ma attenzione: sarebbe sbagliato pensare che il solo danno sanitario del Covid-19 sia quello collegato alle infezioni da Coronavirus. Questa pandemia ha infatti inflitto dei colpi durissimi anche a migliaia e migliaia di persone che hanno visto peggiorare le proprie condizioni di salute pur non avendo contratto nessuna infezione da Covid-19. A partire dal marzo 2020 l’attenzione della sanità pubblica è infatti stata concentrata quasi totalmente sulla pandemia, con ospedali e medici di famiglia a investire tempo e risorse in questa direzione. E si sa, mentre si fa una cosa non si può farne un’altra: il risultato è stato dunque anche quello di distogliere l’attenzione da gran parte dei problemi sanitari “normali” che nulla hanno a che fare con il Covid-19. E le conseguenze sono gravi, gravissime: questo lungo periodo di trascuratezza della salute ha avuto ripercussioni enormi sulla speranza di vita degli italiani. Il Covid-19, le visite posticipate, le operazioni non eseguite, gli screening cancellati: tutto questo, insieme, ha portato a un calo di quasi 1 anno di speranza di vita dalla nascita in Italia, abbassando il livello da 83,2 a 82,3 anni. Alla Lombardia spetta la maglia nera, con una riduzione di ben 2,4 anni, con i lombardi che dunque hanno ora un’aspettativa di vita di 81,2 anni. Al Trentino spetta invece la posizione peggiore nell’area del Nordest, con una perdita di speranza di vita pari a 1,4 anni.

I ritardi nelle prestazioni sanitarie e nei ricoveri

Questi dati arrivano dal terzo Rapporto di Salutequità dedicato alla “Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell’assistenza ai pazienti NON Covid-19” (il primo rapporto era stato pubblicato a dicembre 2020). Parliamo di un’organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche pubbliche, che mette nero su bianco dei dati che le istituzioni conoscono piuttosto bene: si tratta infatti di analisi fatte su dati Istat e Aifa. E proprio perché questi dati sono noti, a dicembre 2020, la Conferenza Stato-Regioni ha assegnato quasi 500 milioni di euro agli “interventi straordinari per il recupero in tempi brevi delle richieste di prestazioni ambulatoriali, screening e di ricovero ospedaliero non erogate durante il lockdown e per la riduzione delle liste di attesa”. Il problema, come aveva fatto notare il Presidente di SalutEquità Tonino Aceti, è che “aumentare i dubbi sull’utilizzo di queste risorse vi sono anche i nuovi rallentamenti e in alcuni casi le sospensioni dell’attività ordinaria in seguito alla seconda ondata del virus, proprio il periodo nel quale le Regioni si apprestavano a mandare i Piani operativi ai Ministeri”. I forti ritardi accumulati durante il 2020, proprio a causa dell’aumentare dei contagi con una seconda e terza ondata, non sono stati eliminati.

Il crollo degli screening oncologici

La rinuncia alle cura è aumentata del 40% rispetto al 2019. Durante lo scorso anno, il 10% degli italiani ha rinunciato a curarsi, rispetto al 6,3% del 2019. Per la paura del contagio, certo, ma anche e soprattutto per le limitazioni delle visite, delle prestazioni e degli esami, a causa della chiusura di molte strutture sanitarie. Tra il 2019 e il 2020 gli screening mammografici sono crollati del 43,5%, quello colonrettali del 52,7%, quello cervicali del 48,8%. In tutto si sono contati quindi 2.118.973 screening oncologici in meno. E questo, ci dice Salutequità, ha portato a 13.011 minori diagnosi tra lesioni, carcinomi e adenomi avanzati. Commentando i dati del terzo rapporto, Aceti spiega che “nessun provvedimento per gli anni 2021 e seguenti, a partire dall’ultima legge di Bilancio per arrivare al recente decreto Sostegni, ha preso in considerazione una qualsiasi forma di programmazione e/o finanziamento per il “rientro” delle mancate terapie non-Covid”.

Una polizza salute per saltare liste d’attesa e limitazioni

Limitazioni, chiusure, lunghissime liste d’attesa. La sanità pubblica non ha mai potuto brillare per la propria velocità, e di certo la pandemia ha peggiorato enormemente questo difetto fisiologico. Ora più che mai è quindi fondamentale poter contare su una polizza salute, attraverso la quale poter accedere in tempi brevissimi a test, cure e interventi, per sé stessi e per i propri cari. Si potrà così avere la certezza di ricevere le migliori cure nel momento in cui sono dovute, nonché avere la sicurezza di fare sempre tutto il necessario per prevenire problemi gravi, senza lasciare che i ritardi della sanità pubblica condizionino in modo pesante la qualità della vita  della propria famiglia.

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