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Lo spettro dell’intossicazione al ristorante
Qualche tempo fa sui social – e su qualche testata giornalistica – è esploso il caso di una apocalittica intossicazione alimentare, che avrebbe avuto luogo in un ristorante di Gubbio. La narrazione che è circolata online riportava di una cena tra amici, i quali avevano chiesto al ristoratore di servire del tonno – crudo – da loro stessi pescato. Al termine della cena, nel ristorante, si sarebbero però moltiplicati i casi di intossicazione alimentare, con descrizioni grottesche degli effetti di questo disturbo, il quale come è noto può portare a conseguenze anche gravi. Già dall’esagerazione dei racconti si poteva presagire la bufala: in realtà, tutto quello che è accaduto si può riassumere nell’intervento di personale sanitario per soccorrere due clienti che avevano avuto un abbassamento di pressione. Fatto sta che, però, il concetto di intossicazione alimentare al ristorante è stato sulla bocca di tutti per diversi giorni, portando tra le altre cose diversi ristoratori a domandarsi quali potrebbero essere le conseguenze, in termini di risarcimento, di un fatto simile. Vale quindi la pena andare a vedere un fatto reale di intossicazione alimentare in un servizio ristorativo e le conseguenze per l’azienda stessa.
Il risarcimento astronomico per un piatto di ostriche: 460mila euro
Lasciamoci alle spalle le bufale, e vediamo quello che è successo davvero alcuni anni fa in un peraltro rinomato ristorante sui Colli Euganei, in Veneto. In quell’occasione il ristorante ha servito delle ostriche ai propri commensali, piatto che però ha scatenato una grave intossicazione alimentare in una signora. Il disturbo, tutt’altro che leggero, ha costretto la cliente a passare diverse notti in ospedale. Quali sono state invece le conseguenze per il ristoratore? Ebbene, il risarcimento richiesto e ottenuto dalla cliente è stato di oltre 460mila euro. Di certo casi del genere non accadono tutti i gironi, ma non sono nemmeno rari quanto si potrebbe pensare e sperare. Secondo delle indagini citate da Wired, ogni anno nel mondo vengono colpite da intossicazione alimentare circa 600 milioni di persone, e quindi di fatto quasi una persona su 10. Le conseguenze più gravi di solito si trovano nelle persone anziane, nei bambini, nelle donne in gravidanza e nelle persone immunocompromesse. Ma cosa dovrebbe fare un ristoratore per difendersi di fronte a questa eventualità?
La polizza Responsabilità Civile per il ristorante
Ovviamente il primo passo da fare è assicurarsi di servire pietanze non solo buone, ma anche sane. Il problema però è che talvolta i prodotti somministrati e venduti presso il ristorante possono essere rovinati e resi nocivi da difetti originari, che nulla hanno a che fare con la gestione del ristorante. In questi casi si capisce che potrebbe essere davvero terribile ritrovarsi a dover pagare risarcimenti salatissimi, di varie decine o centinaia di migliaia di euro. Per proteggersi, il ristoratore può stipulare una polizza di Responsabilità civile dell’impresa, la quale includa una clausola per il risarcimento di danni causati a terzi – dal titolare come dai dipendenti – durante il normale svolgimento dell’attività lavorativa. La clausola che dovrebbe essere presente nel caso di un ristorante, più precisamente, è quella della protezione per i danni causati da prodotti somministrati o venduti, che andrà a coprire il risarcimento nei casi in cui l’intossicazione non sia dovuta dal mancato rispetto delle norme di sicurezza alimentare e igiene da parte del ristorante.
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