La corretta gestione aziendale del TFR
La gestione aziendale del TFR non può essere presa sottogamba: il rischio è per esempio quello di rallentare la crescita del business, o di lasciarsi scappare dei preziosi vantaggi fiscali. Molte aziende infatti non sono ancora a conoscenza delle opportunità che il mercato offre per la gestione del TFR dei propri dipendenti, e aiutano poco o per nulla i professionisti esterni che, non avendo compreso del tutto la normativa relativa, finiscono per non affrontare la questione con gli imprenditori. E questo può essere un grosso problema: una buona gestione aziendale del TFR, infatti, può fare la differenza.
La buona gestione del TFR da parte dell’azienda inizia dalla comprensione del decreto legislativo 252 del 2005, in particolar modo dell’articolo 10, relativo alle “misure compensative per le imprese”
- Perché trasferire il TFR su fondi aperti o ibridi
- I vantaggi fiscali di una efficace gestione aziendale del TFR
- Perché la rivalutazione del TFR non deve essere presa con leggerezza
- Conclusioni
Perché trasferire il TFR su fondi aperti o ibridi
Prima ancora di approfondire la questione legata ai vantaggi fiscali, l’imprenditore deve analizzare il modo in cui il TFR viene gestito nella propria azienda. Va sottolineato che il TFR a bilancio risulta come un debito: ne consegue il fatto che il Trattamento di Fine Rapporto va a impattare nel credito bancario; in ogni caso non va trascurato che si tratta di liquidità dei dipendenti. Quando si parla di TFR, dunque, si tocca un argomento delicato, che ha bisogno di una precisa e attenta strategia interna.
Non di rado, per esempio, delle aziende che seguo si sono viste porre delle domande dirette e potenzialmente scomode da parte degli istituti di credito, al momento della richiesta di un finanziamento. Parlo di domande come “Ha mai accantonato la somma del TFR? E con quale strumento, con quali caratteristiche, trattandosi di un debito?”.
In casi simili, l’ipotesi migliore è quella di poter dimostrare che è stato accantonato il TFR in un fondo di gestione separata, meglio se con capitale garantito. Alcune aziende più lungimiranti potrebbero anche concentrarsi su soluzioni assicurative-finanziarie e attingere così al mercato azionario, il quale in questo preciso momento storico sembra offrire discrete opportunità.
La soluzione per poter accedere ai preziosi strumenti messi a disposizione dallo Stato, in ogni modo, è una: si parla di trasferire i TFR su fondi aperti. Questi consentono di accedere a due importanti benefici: da una parte ci sono i vantaggi fiscali ottenibili, che per le aziende con meno di 50 dipendenti oscillano tra il 10 e l’11%; dall’altra c’è l’eliminazione del debito.
Esiste anche il compromesso, e quindi il passaggio verso una soluzione ibrida: si parlerebbe quindi di parcheggiare il TFR fino a oggi accumulato in un fondo dedicato. È però fondamentale assicurarsi che questo sia flessibile, cioè che si possano effettuare versamenti aggiuntivi liberi, che non ci siano vincoli per riscatti parziali o anche per l’estinzione.
I vantaggi fiscali di una efficace gestione aziendale del TFR
Abbiamo già visto che il vantaggio fiscale per aziende fino a 50 dipendenti oscilla tra il 10 e gli 11 punti percentuali. Per le aziende con più di 50 dipendenti il beneficio è leggermente ridotto. Ecco una tabella riassuntiva:
Perché la rivalutazione del TFR non deve essere presa con leggerezza
Questo punto è molto delicato perché nella maggior parte dei casi non viene evidenziato in sede di consulenza fiscale. Ed è un vero peccato, perché si tratta di un passaggio importante.
Prendiamo in considerazione i due casi riportati in tabella, e simuliamo il cumulo dei TFR accantonati in 10 e 20 anni, considerando un TFR medio di 1.500,00€ e una rivalutazione media del 2%. I risultati, riportati qui sotto, devono assolutamente far riflettere: i numeri mettono infatti l’azienda in una condizione tale da dover mettere a preventivo che il proprio business deve generare questo ulteriore utile.
Non ci sono quindi dubbi: il fatto di lasciare l’onere della rivalutazione al dipendente, o meglio, al fondo aperto che sceglierà il dipendente, sarà uno dei vantaggi che l’azienda potrà portare a casa fin da subito.
Conclusioni
I vantaggi fiscali per l’azienda che mette in campo una gestione efficiente del TFR, a partire dalla corretta interpretazione della legge art.10 decreto legislativo 252 del 2005, sono dunque chiari: non ci sono costi, solo benefici per l’azienda. Lo stesso dipendente, poi, ha ulteriori vantaggi (abbiamo già parlato del perché un dipendente dovrebbe destinare il TFR a un fondo protetto).
Affinché tutto questo sia possibile è necessario rivolgersi a dei professionisti qualificati, che conoscano bene la materia, e che possano un domani fare da portavoce in azienda per spiegare anche ai dipendenti quali sono le opportunità che loro stessi possono cogliere nel momento in cui l’azienda deciderà di percorrere la strada rappresentata dal versamento dei TFR nei fondi aperti.
Sei interessato a una migliore gestione aziendale del TFR? Contattami: posso mettere a disposizione della tua azienda la mia consulenza e un team di specialisti in grado di relazionarsi con te e con il tuo commercialista, ma anche con i tuoi dipendenti. Oggi più che mai, infatti, è fondamentale curare gli interessi dei propri dipendenti come se fossero i propri.