In pensione con 1.000 al mese
Sta crescendo il numero di persone alla ricerca di una meta estera, ed economica, per la propria pensione. I numeri sono talmente importanti che si sono persino delle agenzie di consulenza che si stanno specializzando proprio nell’assistenza al trasferimento all’estero dei pensionati, con tanto di assistenza legale, fiscale e tributaria. Sì, perché tanti pensionati italiani, con assegni di 1.000 euro al mese o meno, guardano all’estero: le mete principali sono l’Albania, la Tunisia e il Portogallo. Tante volte però sono solo fantasie, idee che poi non vengono attuate. No, perché il trasloco all’estero non è cosa da niente. E perché lasciare l’Italia vuol dire tanto spesso lasciare i propri figli e i propri nipoti, nonché lasciare quelle cure mediche di qualità che, con l’avanzare della vecchiaia, diventano sempre più necessarie. Ma il solo fatto che un gran numero di pensionati o futuri tali stia accarezzando l’idea di passare la propria pensione all’estero, in Paesi dove il costo della vita per un pensionato è nettamente inferiore, la dice lunga sulla situazione attuale: secondo uno studio Moneyfarm, del resto, quasi un italiano su due manifesta il timore di non poter contare su una pensione in grado di supportarlo economicamente durante la vecchiaia.
Come saranno le pensioni del futuro?
Su questo non ci sono ormai più dubbi: le pensioni future dell’INPS non potranno essere più alte di quelle – mediamente poco incoraggianti – odierne. Anzi, molto probabilmente saranno ancora più basse. E questo perché il progressivo invecchiamento della popolazione sta spingendo e spingerà verso un costante aumento della spesa pensionistica: basti pensare al fatto che nel 2039 in Italia ci saranno più over 64 che under 35. In un Paese di pensionati, gli assegni pensionistici non possono che essere bassi. E la situazione peggiora ulteriormente non solo guardando al numero alto dei pensionati, ma anche guardando al numero basso di occupati: attualmente in Italia si conta il 46% degli occupati, contro un 22,2% di pensionati. Di fronte a questi numeri, e di fronte ai numeri sconfortanti del Debito italiano, i dubbi sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano non possono che moltiplicarsi.
Il problema è che quelli che ora ci sembrano solo numeri freddi, tra 10, 20, 30 o 40 anni si tradurranno in problemi concreti per tantissimi italiani pensionati, con assegni mensili estremamente bassi. E questo a fronte di uno scenario attuale non certo ottimale: in Italia il 61% degli assegni pensionistici è inferiore ai 750 euro.
Il costo della vita per un pensionato
Non resta che affidarsi alle stime e alle proiezioni INPS per capire a quanto ammonterà la propria pensione in futuro, sapendo peraltro che lo scenario potrebbe cambiare ulteriormente, e tendenzialmente in peggio. È poi necessario pensare a quello che sarà il proprio tenore di vita, e a quelle che saranno le spese che si dovranno affrontare, senza dimenticare la svalutazione monetaria che ci sarà negli anni futuri. Per capire qual è il costo della vita per un pensionato, pensiamo alle normali spese quotidiane, come quelle per la spesa o per la casa, ma anche alle spese mediche, che statisticamente parlando non possono che aumentare con l’avanzare dell’età: in media, prima dell’emergenza sanitaria, gli over 65 spendevano in sanità circa 500 euro all’anno, ovvero l’importo di una mensilità di pensione minima. In caso di patologie croniche o gravi, ovviamente, questa cifra non può che salire iperbolicamente, e senza preavviso. Non sorprende che – stando alle cifre Confersercenti – ben il 35% degli anziani abbia rinunciato almeno a una visita diagnostica a causa del costo eccessivo del ticket sanitario del sistema nazionale (per non parlare dei costi della sanità privata, spesso l’unica via quando non desidera aspettare mesi e mesi). E come supportare economicamente in caso di bisogno figli e nipoti con una pensione tante volte appena sufficiente per coprire le proprie spese quotidiane?
Di fronte a una situazione di questo tipo, la soluzione non è cercare una meta all’estero. É piuttosto quella di iniziare il prima possibile a investire una piccola parte dei propri risparmi – a partire dal TFR – per costruire un tesoretto per la vecchiaia, sfruttando i vantaggi fiscali offerti dagli strumenti di previdenza integrativa, e in particolar modo del fondo pensione aperto.
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