Fondo Pensione, Previdenza TFR

I numeri ci dicono che è meglio aumentare la propria pensione

aumentare la propria pensione

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Le previsioni sulle pensioni future non sono rosee

Da un certo punto di vista, è bello pensare alla pensione. È infatti quel periodo della vita in cui finalmente si può smettere di lavorare, per dedicarsi totalmente a ciò che ognuno preferisce. E qui ognuno ha desideri diversi: c’è chi sogna di darsi alla pesca, chi alle camminate, chi a leggere tutto quello che non è riuscito a leggere in gioventù, chi si vede già a stare giornate intere con i nipotini, chi passerà il tempo ai fornelli preparando deliziosi piatti per famigliari e amici, chi dipingerà… insomma, di modi per impiegare quel mare magnum di tempo libero di certo non ne mancano. Il problema è che quando si pensa alla pensione la mente non può che andare anche al lato economico: nel momento in cui si lascerà una volta e per tutte il mondo del lavoro, al venir meno dello stipendio, ci saranno sufficienti risorse per vivere in modo decoroso? La pensione riconosciuta dall’INPS sarà tale da permettere davvero il godimento del ritiro dalla propria professione? O è forse il caso di darsi da fare per aumentare la propria pensione, per assicurarsi un futuro più sereno? In effetti, di segnali che ci dicono che le pensioni del futuro non saranno buone ce ne sono già parecchi. Da qualche anno, grazie alle simulazioni offerte dall’INPS stessa (dalle famose buste arancioni allo strumento online) è possibile farsi un’idea approssimativa di quando si andrà in pensione e quanto si prenderà ogni mese in base alla propria passata e attuale situazione contributiva. E non ci sono dubbi: sono davvero pochissime le persone che si possono dire soddisfatte delle stime future, con un gran numero di contribuenti che, invece, ha ottimi motivi per preoccuparsi. Del resto già le pensioni versate oggigiorno risultano particolarmente soddisfacenti, anzi: vediamo quali sono i numeri attuali.

Le pensioni attuali in Italia e in Trentino

A fine marzo l’Inps ha reso pubblico il suo Osservatorio Statistico, con una lunga serie di numeri interessanti sul sistema pensionistico italiano. E sì, ovviamente capire lo scenario attuale può essere utile per comprendere quanto sia il caso di aumentare la propria pensione in vista del proprio futuro, sapendo che la situazione, tra 10, 20, 30 o più anni, sarà probabilmente peggiore, viste le riforme – spesso apparentemente inevitabili – messe in atto. Dunque, in Italia si contano in tutto 17,7 milioni di pensioni vigenti, delle quali 13,6 milioni previdenziali e 4 milioni circa assistenziali, per una spesa complessiva, nel 2022, di 231 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono assorbite per il 48% dall’Italia settentrionale, per il 19,3 % dal Centro, per il 30,7% dal Meridione e per il restante 2% dai soggetti residenti all’estero.
Guardando sia alle previdenziali che alle assistenziali, l’importo medio delle pensioni in Italia è di 1.007 euro al mese. In Trentino si parla invece di 1.165 euro. Ma attenzione: se ci fermiamo alle sole pensioni di vecchiaia, in Trentino la media è di 1.337 euro al mese, laddove in Italia si parla di 1.359 euro al mese. Insomma, gli assegni di vecchiaia trentini sono leggermente più bassi. E questo dato in realtà non dovrebbe meravigliare: è tristemente noto infatti che le retribuzioni trentine sono tra le più basse del Settentrione, dato che non può che riflettersi anche sull’assegno pensionistico.
Questa è la situazione attuale, sapendo che parliamo in molti casi delle “pensioni di un tempo”, quando cioè la situazione era diversa – a volte anche molto diversa. Cosa accadrà invece a chi andrà in pensione nei prossimi anni, diciamo per esempio tra 20 o più anni? Cerchiamo di capirlo, e vediamo perché soprattutto quelli che smetteranno di lavorare tra circa 20 anni sono le persone che più delle altre dovrebbero investire oggi per aumentare la propria pensione di domani.

Gli svantaggi del contributivo puro

Sono tanti i fattori che hanno portato al “peggioramento” del sistema pensionistico italiano. E va detto che peggioramenti di questo tipo si sono conosciuti in questi anni anche altrove: basta pensare a quello che sta succedendo in queste settimane in Francia, con importanti manifestazioni e scioperi per lo spostamento dell’età minima di pensionamento da 62 a 64 anni. E pensare che molti trentenni d’oggi, guardando la propria simulazione Inps, si scoprono pensionabili non prima dei 68 anni!
La “fregatura”, se vogliamo chiamarla così, è da ricondurre in modo principale al contributivo puro, introdotto con la legge Dini nel 1995 ed entrato in vigore nel 1996; chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 calcola l’intera pensione secondo i principi del contributivo. E la differenza rispetto a quanto succedeva prima sono parecchie: l’assegno è più basso rispetto a quello che si avrebbe avuto con il retributivo, e la flessibilità all’accesso alla pensione è minore. Il regime di calcolo è più severo, e la famosa integrazione della pensione troppo bassa (oggi per esempio l’Inps va a integrare gli assegni fino a 563 euro) semplicemente non scatterà per i contributivi puri. Non va poi dimenticato che per i contributivi puri non esistono – o meglio, non esisteranno – sconti dei contributi per l’accesso alle pensioni di vecchiaia, né sconti per la pensione anticipata.
Insomma, il futuro non è dei migliori, e il rischio è sempre più concreto per chi ha iniziato a lavorare dopo la metà degli anni Novanta – e quindi di fatto per quasi tutti quelli che oggi hanno meno di 45 – 47 anni. Ma come dovrebbero fare i ventenni, i trentenni e i quarantenni per aumentare la propria pensione?

Come aumentare la propria pensione

Ci sono vari elementi da tenere in considerazione per aumentare la propria pensione, sapendo che già oggi circa il 70% delle pensioni è al di sotto dei 1.000 euro netti, e sapendo che stando a un dossier Censis-Confcooperative chi andrà in pensione nel 2050 avrà una pensione pari al 69,7% dell’ultima retribuzione. È possibile riscattare i periodi come quelli dedicati all’università, oppure al lavoro all’estero, ma è un’operazione tutt’altro che economica. È bene poi fare il possibile per avere una carriera continua, senza buchi, senza periodo di inoccupazione, che faranno inevitabilmente calare l’assegno pensionistica e aumentare l’età pensionabile.
La mossa concreta che si può fare per aumentare la propria pensione è quella di rinforzare la quota previdenziale, attraverso un contributo volontario, ridotto ma continuo nel tempo, in un fondo pensione. E di certo, senza dubbio, il modo più vantaggioso per avviare questa macchina virtuosa per i dipendenti è quello di destinare al fondo pensione il proprio TFR, così da andare a costruire, mese dopo mese, un tesoretto per il futuro senza alcuno sforzo (abbiamo già visto qui quali sono i vantaggi di destinare il TFR nel fondo pensione).
Il discorso del fondo pensione vale ovviamente per i dipendenti e, ancora di più, per i lavoratori autonomi, i quali in moltissimi casi vedono davanti a sé degli assegni pensionistici totalmente insufficienti per garantire il medesimo tenore di vita avuto durante la propria carriera professionale.

Trovare un modo concreto per aumentare la propria pensione in molti casi è un’esigenza che non può più essere posticipata, per non ritrovarsi a dover vivere con assegni pensionistici effettivamente troppo magri. Vuoi una consulenza per la scelta del migliore fondo pensione, e per avviare questo investimento a lungo termine? Contattami: ti aiuterò a fare la scelta più razionale per il tuo presente e per il tuo futuro. E non dimenticarti di seguirmi su Facebook,  LinkedIn Instagram per avere settimanalmente delle dritte come quelle che hai letto in questo articolo!

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